“La cosa che ho capito mentre l’ufficio mi tremava intorno è una cosa sciocca, ma che ogni tanto ha…”

“La cosa che ho capito mentre l’ufficio mi tremava intorno è una cosa sciocca, ma che ogni tanto ha bisogno di una dimostrazione. La Natura non ci odia. Le siamo indifferenti. Incidentalmente, degli esseri umani si trovavano nel posto sbagliato mentre processi geologici antichi quanto il mondo arrivavano a un punto di rottura. Quello che senti mentre la terra fa quel rumore assurdo è quanto non conti niente.”

(Buoni Presagi – Il “mio” terremoto, un anno e spiccoli dopo)

Una catastrofe naturale la si affronta in quattro modi possibili – almeno per quanto è stato documentato fin qui. Tre di questi modi sono pensieri magici: il primo è il pensiero religioso (Dio ci punisce, cioè il terremoto è colpa dell’uomo che è stato cattivo e peccatore), il secondo è il pensiero antiscientifico e/o complottista (tipo gli “americani” fanno esperimenti sulla nostra terra, cioè è colpa degli uomini cattivi, spesso più ricchi e potenti di noi), il terzo è sovrannaturale (c’è della gente che dà del tu al terremoto, lo considera “vivo”, lo chiama “mostro” o ”nemico invisibile” o cose così). Il quarto modo di affrontare la questione è la ragione: il terremoto càpita, perché è una cosa naturale, e tutto sommato è quello che giustamente ci hanno spiegato a scuola (o almeno, a me l’hanno insegnato e mi hanno convinto, e colgo qui l’occasione per ringraziare la mia maestra elementare).

Ieri c’è stata la presentazione di un libro. Dentro ci sono un bel po’ di racconti (uno è mio) che coprono più o meno tutti e quattro i modi di cui sopra. Sarà una bella testimonianza, per i posteri, del nostro pensiero di fronte a una catastrofe.

(via manyinwonderland)

via Coq Baroque http://coqbaroque.com/post/52048917386

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